Animula vagula blandula...

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Autoritratto

Lucia Romanelli

Autoritratto. Venezia, dove sono nata, ha strutturato in me la percezione della spazialità, il rapporto esistente tra l’edificato e lo spazio circostante.

La luce liquida di Venezia definisce e modifica in continuazione questo rapporto. È una città che si lascia guardare in tutte le sue parti – a differenza di molte altre – e forse in particolare negli spazi più alti, dove la compattezza degli edifici si interrompe e si plasma con caratteri di scultura nei cornicioni, nelle ali di angeli, nelle volute di chiese barocche o nei vuoti tra le terrazze e le altane sopra i tetti delle case. Insomma, è come se la materia degli edifici si lasciasse interrompere dallo spazio del cielo e dialogasse con esso, accogliendolo.

È un’ascesa visiva verso il cielo che viene inconsapevolmente perpetuata dal volo dei colombi che, da terra dove si soffermano, creano poi delle traiettorie immaginarie quando si lanciano verso l’alto dove riposano. Negli anni di Venezia, ho vissuto da vicino questo spazio “di soglia” che la città offre a chi, come me, ha abitato nelle parti più alte degli edifici.

Ne ho conservato lo spirito di “libertà ascensionale” che poi ho trasferito nei miei lavori. Infatti, di questi posso dire che essi sono degli “eventi” che hanno luogo in una zona di libertà, uno spazio che non è euclideo e terreno, e non è neppure trascendente.

Raccolgo, percependole dalla realtà, forme e segni di cose non esteticamente privilegiate, anzi. Nella mia interiorità avviene un’elaborazione che mi porta a lavorare sulla tela in quella zona “di soglia” che ho detto, nella quale gli elementi sono corporei e incorporei al contempo. Un aspetto per me imprescindibile è quello della luce, che canalizza le forme modellandole e intridendole. È perciò che uso il gesso, “medium” che io modello, graffio, spalmo coi colori sulla tela per attrarre la luce e conservarla.

Pur appartenendo a una realtà matericamente concreta, lo stacco idealmente da un contesto di quotidianità, e come un détaché di affresco lo inserisco in una realtà altra, la quale oltretutto è metafora della mia visione esistenziale.

Dunque, creare immagini su di una superficie per me significa creare una dimensione “altra”. Il mio pensiero artistico è un tipo di pensiero che si allontana da quello funzionale che utilizziamo per vivere nel mondo. È un pensiero liberato, che attraversa in diagonale le vite e le cose, e però poi si dispone sul supporto che lo accoglie con la tensione al superamento della gravità fisica e psichica.

Biografia di Lucia Romanelli

Piccoli animali marini (particolare) | 2008 | Terre e acquarello su carta | 29x41 cm

Note biografiche

Nata a Venezia nel 1949, Lucia Romanelli studia al Liceo artistico con maestri quali Armando Pizzinato, Edmondo Bacci, Bruno De Toffoli. Ha poi frequentato la Scuola Libera del Nudo di Luigi Tito presso l’Accademia di Belle Arti; i corsi di Grafica del pittore astrattista Luigi Veronesi e di Fotografia di Italo Zannier alla Scuola di Disegno Industriale.

Ha lavorato per la Sovrintendenza alle Belle Arti al Laboratorio di restauro di dipinti antichi di San Gregorioha insegnato Disegno e storia dell’arte nelle scuole e frequentato uno stage di pittura tenuto da Enrico Baj e da Gillo Dorfles.

Parallelamente all’attività di insegnamento, ha sempre disegnato e dipinto, creando manifesti grafici, acquerelli, tempere e incisioni all’acquaforte. Nel 1982, dopo lo stage di pittura tenuto a Capri da Enrico Baj e Gillo Dorfles, intraprende un itinerario di ricerca di forme-scultura, caratterizzate non da tradizionale plasticismo ma da invenzioni di spazi aperti, solo delineati da piccole parti di solidi, i quali sembrano alludere a facciate di edifici, superfici bianche esposte alla manipolazione della luce.

Più avanti riprende la ricerca in forme tridimensionali mantenendosi sempre sul versante della leggerezza formale e materica, puntando a ottenere l’essenza di ciò che rappresenta, piuttosto che il tegumento che la avvolge. Utilizza perciò materiali lineari come filo di ferro, reti metalliche, parti in ottone.

La lezione di Melotti, da cui Romanelli è affascinata e quasi ipnotizzata, è assorbita e coniugata con la propria visione “spazialista”, in un corpus di lavori nel quale componente fondante è il vuoto aereo che avvolge e attraversa le opere, in tutte giocando con tratto di stile leggero, quasi fantasmatico.

Quando con il gruppo Bellezza Aliena (1988) ha affrontato il progetto comune del bianco-nero, utilizzando sfondi di legno non trattato e chiaro, ha creato con orditi segnici di carboncino e con tratteggio fitto ma non coprente immagini metafisiche che alludono a forme, ma non le definiscono. «Una volontà struttiva di formare dei coaguli d’ombra, dei corpi in cui convivono trasparenza e solidità, separazione e congiunzione» (Luigi Meneghelli, 1988).

Il più recente insieme di lavori (2015-2020) vede nell’itinerario dell’artista una nuova e originale dedizione a utilizzare dei materiali e dei supporti già indagati precedentemente e riconsiderati con potenzialità nuove. L’interesse per il rapporto superficie-spazio-soglia si avvale anche di tele come supporto, recuperando criteri pittorici da tempo tralasciati. Il colore, intriso con il gesso, viene manipolato in rilievi, graffiature, addensamenti e poi trasparenti diluizioni, e rimane chiaro e polveroso.

Lucia Romanelli vive e lavora a Padova.

Lucia Romanelli | Autoritratto

Inaugurazione della Personale a Villa Contarini Giovanelli Venier a Vo', Padova il 18 ottobre 2020

Mostre

Censimento giovani artisti in Padova

Collettiva

a cura di Giorgio Segato,

Padova, Cattedrale dell’ex macello

1983

Itinerari del gesto

Collettiva

a cura di Giorgio Segato

Piove di Sacco, Palazzo Jappelli

1984

Collettiva

Galleria Fix a frame

Lussemburgo

1985

Cromomessaggi urbani

Collettiva

Ideazione, esecuzione, disfacimento di un progetto di arredo urbano provvisorio nella città di Padova, a cura di Giorgio Segato

Padova

1986

Bellezza Aliena

Collettiva

a cura di Luigi Meneghelli

Galleria Massari – Palazzo dei diamanti, Ferrara

1988

Idiomi?

Collettiva

a cura di Tiziano Santi

Camposampiero, Sala filarmonica

1988

Decorattiva

Collettiva

Cadoneghe, Biblioteca Pasolini

1989

Personale

Padova, Spazio-galleria Intimo

1989

Arc en ciel

Collettiva

percorsi video-concreti, installazione collettiva, Padova, Videoclub Banale

1990

Incontri d’Arte

Collettiva

a cura di Tiziano Santi

Castelfranco, Galleria del Teatro Accademico

1991

Fin de siècle

Collettiva

Triennale nazionale donne nell’arte, a cura di Simone Ricciardiello

Vicenza, Basilica Palladiana

1993

Lo sguardo della medusa, Arte donna

Collettiva

a cura di Antonia Zecchinato

Este, Galleria della Pescheria vecchia

1995

Né pittura, né scultura

Personale

Verona, Galleria Linea 70

1996

Collettiva

Venezia, Spazio espositivo San Zaccaria

2011

Personale

Padova, Galleria D.P. Arte

2015

Personale

Vo’, Villa Contarini Giovanelli Venier

2020